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Studio Medico Dott. Paolo Piana
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Ingrossamento prostatico benigno

Che cos’è l’ingrossamento prostatico benigno?

L’ingrossamento prostatico benigno si ha quando la prostata aumenta di dimensioni a causa di uno squilibrio ormonale nell’uomo nell’età matura. La prostata è la ghiandola sessuale maschile che circonda l’uretra, si trova sotto la vescica, davanti al retto ed è deputata alla produzione della parte liquida dello sperma. Questa patologia è molto comune negli uomini oltre i 50 anni, e può incidere anche pesantemente sulla qualità della loro vita.

 

Evoluzione della malattia

L’ingrossamento della prostata, più correttamente definito iperplasia prostatica benigna (I.P.B.), è una patologia molto comune negli uomini a partire dalla mezza età, non è una malattia grave e non aumenta il rischio di cancro alla prostata, ovvero l’altra patologia che solitamente colpisce questa ghiandola. Il problema principale ad essa connesso è che può causare disturbi molto fastidiosi e talora persino invalidanti.

 

Sintomi dell’ipertrofia prostatica benigna

Tra i sintomi, che compaiono in modo progressivo, ci sono:

  • Incontinenza urinaria da stimolo urinario impellente (imperiosità)
  • Difficoltà ad urinare (disuria)
  • Minzione frequente (pollachiuria)
  • Forte sensazione di dover urinare (imperiosità)
  • Perdite di urina alla fine della minzione (sgocciolamento o dribbling)
  • Necessità di urinare varie volte durante la notte (nicturia)
  • Minzione dolorosa (stranguria)
  • Presenza di sangue nelle urine (ematuria)

In casi gravi, l’iperplasia prostatica può causare una completa impossibilità a urinare (ritenzione urinaria acuta), infezioni urinarie o in casi estremi la riduzione della funzionalità renale.

 

Diagnosi di ingrossamento prostatico benigno

Di fronte alla presenza di uno o più sintomi, l’urologo valuterà l’anamnesi del paziente, studierà la gravità dei sintomi ed eseguirà un’esplorazione rettale digitale per valutare le condizioni della prostata. Allo stesso tempo, possono essere necessarie analisi cliniche, come l’esame delle urine per escludere infezioni o esami del sangue per controllare l’antigene prostatico specifico (PSA) ed escludere il tumore maligno della prostata.

 

Quali sono le cause dell’ingrossamento prostatico benigno?

Anche se non si conoscono né una causa diretta né fattori di rischio per questa patologia, è accertato che si produce quando, tipicamente nell’età matura, per uno squilibrio ormonale aumentano gli ormoni femminili (estrogeni) rispetto a quelli maschili (testosterone).

 

Si può prevenire?

Non è possibile oggi prevenire efficacemente l’iperplasia prostatica benigna, che può però essere individuata a uno stadio iniziale mediante controlli periodici dall’urologo. Gli specialisti consigliano controlli annuali alla prostata dopo i 50 anni, età a partire dalla quale questa patologia tende ad evidenziarsi in modo più consistente.

 

Trattamenti per l’ingrossamento prostatico benigno?

Quando la sintomatologia è lieve, lo specialista può prescrivere farmaci (es. alfa-litici, dutasteride, integratori alimentari di origine vegetale), oltre a cambiamenti di stile di vita:

  • evitare l’alcol e la caffeina;
  • fare attività fisica;
  • urinare abitualmente ad ore fisse.

Nei casi più gravi, sarà necessario dare delle indicazioni operative. Oggigiorno buona parte degli interventi viene eseguita per via endoscopica.
L’intervento chirurgico a cielo aperto (adenomectomia), un tempo comunissimo, oggi si esegue piuttosto raramente in caso di ingrossamento eccezionalmente voluminoso oppure se è necessario eseguire contemporaneamente altri interventi in addome o sulle vie urinarie (es. asportazione di diverticoli vescicali). Gli interventi si possono dividere in due gruppi:

  • quelli in cui si asporta materialmente del tessuto prostatico ostruente: sono i più comuni. L’intervento più classico tra questi è la elettro-resezione endoscopica (T.U.R.P.), eseguita correntemente da almeno 60 anni e che tuttora costituisce la tecnica di riferimento. Negli ultimi 20 anni si sono gradualmente evolute le tecniche che per l’asportazione del tessuto invece del taglio elettrico utilizzano vari tipi di laser (olmio, tullio, “verde”, ecc.). Le modalità e l’efficacia dell’intervento sono perlopiù sempre le stesse, anche se si riduce sensibilmente il sanguinamento intra-operatorio, il tempo per il quale è necessario mantenere un catetere (anche solo 24 ore) e la degenza post-operatoria.
  • quelli in cui si inducono nel tessuto delle variazione tali per cui questo si riduce spontaneamente (ovvero va in atrofia) in un tempo successivo. Si tratta di procedure “mini-invasive” di cui negli anni sono state proposte molte tecniche, che obiettivamente non hanno mai avuto una diffusione così vasta. Il successo di questi interventi è essenzialmente legato alla precisa selezione delle indicazioni (ingrossamenti modesti, assenza di complicazioni). In genere viene applicata al tessuto della prostata una energia in grado di indurne la coagulazione, che prelude ad un graduale riassorbimento. Del tutto recentemente pare promettente l’applicazione del vapore ad elevata temperatura.

Quale specialista se ne occupa?

Tutte le patologie della prostata, come l’ingrossamento, sono trattate esclusivamente dallo specialista in urologia.