Litotrissia ad onde d’urto per il trattamento dei calcoli renali
La litotrissia extracorporea ad onde d’urto (Extracorporeal Shock Wave Lithotripsy o E.S.W.L.) è una procedura non invasiva per il trattamento dei calcoli renali. Il suo obiettivo è quello di frantumare i calcoli in piccole parti, o addirittura polverizzarli se non eccessivamente compatti. Si tratta di una procedura sicura, in uso fin dagli anni ’80, quando si poneva come unica alternativa all’intervento chirurgico tradizionale a cielo aperto, non essendo ancora stata sviluppata l’endoscopia operativa delle alte vie urinarie.
Come si esegue la litotrissia?
Il litotritore è un apparecchio che combina la sorgente delle onde d’urto con un apparecchio radio-ecografico, questo permette di individuare il calcolo da trattare ed effettuare il puntamento di precisione. L’emissione dell’energia avviene tramite un pallone-cuscino in gomma appoggiato al fianco. La percezione delle onde d’urto è molto variabile da soggetto a soggetto. Di per sé abbastanza fastidiosa (ma non francamente dolorosa), viene resa ampiamente tollerabile con un cocktail di farmaci antidolorifici, che si dimostrano efficaci nella maggioranza dei casi. Sono molto rari i casi in cui deve intervenire l’anestesista per una blanda anestesia generale.
Quanto dura il trattamento?
In media, ogni trattamento è costituito da 4000 onde d’urto e dura circa 20-30 minuti. Alla fine del trattamento, il paziente viene tenuto in osservazione per 2 ore circa, viene quindi dimesso con una semplice terapia domiciliare. Nelle prime 24-48 ore è normale osservare la presenza di sangue nelle urine ed avere un certo indolenzimento al fianco trattato. Entro alcuni giorni, se il trattamento ha avuto un buon risultato, si dovrebbe notare la comparsa di detriti nelle urine, che è utile cercare di raccogliere in qualche modo. Se le indicazioni sono state corrette, è raro che l’emissione di questi residui di minime dimensioni sia in grado di causare dolore importante. Circa due settimane dopo il trattamento viene programmata l’esecuzione di un controllo dell’ecografia e/o della radiografia renale, segue una valutazione specialistica per porre ulteriori indicazioni terapeutiche.
Quando è indicato il trattamento con le onde d’urto per i calcoli renali?
Oggi il trattamento con le onde d’urto è consigliabile limitatamente a calcoli tra i 5 e i 12-15 mm circa, situati all’interno del rene, con una certa riserva per la parte più inferiore. In realtà, nel primo periodo di utilizzo di questo trattamento, le indicazioni erano molto più estese, sia per la dimensione dei calcoli che per la loro posizione. Oggigiorno la disponibilità di strumenti endoscopici particolarmente raffinati ed una accessoristica molto avanzata, oltre al laser Olmio per la frammentazione, ha fatto sì che per i calcoli renali tra 15 e 30 mm (ovvero la maggioranza dei casi) oltre a tutti i calcoli dell’uretere, l’endoscopia operativa porti a risultati più completi in un tempo minore. Le indicazioni sono comunque variabili in base alle abitudini, all’esperienza e alla disponibilità tecnologica del centro urologico curante.